Un laureando tenta di scrivere un romanzo su un uomo che ha deciso di scrivere un altro romanzo su personaggi così reali che vivono in casa sua e che complottano contro il loro autore. L’immaginazione e l’erudizione più pura convivono in un intrecciarsi di piani e personaggi, dove tre storie si intersecano in un meraviglioso e straziante groviglio di cui solo una punta di follia può infine trovare il bandolo. Leggere Flann O’Brien è come mettere il cervello su montagne russe piene di cambi di direzione, curve a gomito e giri della morte. Esilarante ma impegnativo.
Una biblioteca – così come una libreria – può affascinare e ammaliare il giovane lettore con le sue mille e mille proposte, da quelle più sfavillanti a quelle capaci di corrispondere con il suo Io segreto; può sedurlo strizzando l’occhio a lui – e solo a lui – con un libro a sua perfetta misura; può intessere legami solidi e duraturi mostrandosi come enciclopedia discreta delle risposte possibili alle mille impossibili domande dell’infanzia.
Si potrebbe definire la biblioterapia un tentativo di vaccinazione al male di vivere. Ci curiamo inoculando delle dosi controllare di situazioni e possibilità.