Sembra una normale scena serale in una piccola osteria di Erto, dove un oste serve tre anziani avventori. Ma poi entra Jan, ubriaco di vino e di amarezza, carico di rabbia e di dolore, e mette sul tavolo l’infinito discorso della tragedia del Vajont, culminata in quel lontano 9 ottobre 1963 e in una montagna di morti e detriti. Le opinioni e i fatti si intrecciano ad accuse, disprezzo, pietà, giustificazioni e rancore. Un brano teatrale che condensa in poche pagine il dramma dei sopravvissuti a un’estinzione. Cupo.