Berlino ovest, anni ’70. L’infanzia di Christiane non è semplice: strappata alla felicità della campagna, rinchiusa in un grigio palazzone di città, un padre violento e alcolizzato. La separazione dei genitori è forse la prima spinta verso le pasticche, ma il resto del percorso è una scelta: prima il fumo, poi gli acidi, infine a quattordici anni l’eroina e la prostituzione. Sempre più giù, sempre con una giustificazione in testa e una siringa nel braccio. Un racconto autobiografico sullo squallore dell’ambiente della droga che tutt’oggi si fa specchio di un fenomeno non ancora scomparso. Crudo e durissimo.