Micro recensione
Come le mosche d’autunno
La njanja Tat’jana Ivanovna accudisce generazioni di Karin nella Russia degli zar. C’è quando Jurij e Kirill partono per la guerra nel 1916; e c’è ancora quando, fuggiti tutti, Jurij torna malato e fuggitivo in una casa ormai vuota; e anche a Parigi, negli anni ’20, dove vede agitarsi i membri rimasti della famiglia in vani tentativi di vita “come mosche d’autunno”, mentre, sola, ricorda la neve, gli inverni russi, la grande casa. Un romanzo intenso, una narrazione asciutta e densa, dove ogni pagina pesa come piombo su vite senza controllo. Implacabile.