Fuggita dalla Costa d’Avorio, Fatou lavora a Londra presso una famiglia benestante. Si occupa dei tre figli viziati, delle faccende di casa, delle commissioni. Non è schiava ma non si sente una persona. L’unico momento tutto per sé è il lunedì mattina, quando può sgattaiolare nella piscina del club. E la cosa più bella è passare davanti all’Ambasciata di Cambogia, dove la vita sembra avere il ritmo pacato e regolare di una partita di badminton. Un racconto semplice e chiaro che descrive con ingenua purezza la fatica di sentirsi soli e stranieri. Commovente.