Nel 1985 Elvio Fassone, magistrato, condanna all’ergastolo Salvatore M., mafioso pluriomicida. Da allora, ventisei anni di corrispondenza tra l’ergastolano e il suo giudice, il racconto drammatico e spaventoso di una vita negata, di una rinascita disperatamente cercata e sfuggente, di un dolore che non passa mai. La riflessione di una giurista sulla pena detentiva più lunga e sul significato della riabilitazione, talvolta equivocato o perso tra le pieghe della burocrazia. Una prosa elegante e lineare per una tematica che scava in profondità. Amaro ma necessario.