Si è già sentito tante volte ormai: sono giorni di confusione, di paure che risalgono gorgoglianti da chissà quale profondità ancestrale, di fame spaventata di notizie. Tante informazioni che si accavallano e palpitano come le onde di un mare tempestoso, e noi lì in mezzo, un po’ a bere, un po’ a lottare controcorrente, un po’ a lasciarci trascinare sotto. Quarantene, contagi, misure di sicurezza, sospetto. È vero, è così. Ma c’è anche qualcos’altro. Qualcosa che non urla dagli schermi, che non cerca l’edizione straordinaria, che non si fa sopraffare dalle statistiche dell’ultimo minuto: è quella massa silente di uomini e donne che sono venuti prima di noi, che hanno visto, vissuto e pianto prima di noi, che hanno poi riso e scritto, che hanno raccontato la vita dei loro tempi – tempi difficili, disseminati di guerre e malattie, proprio come il nostro. Loro ci sono già stati nel nostro presente, dobbiamo solo fare un piccolo passo indietro dalla giostra del panico e ricominciare ad ascoltare. Perché non hanno voce propria, gliela dobbiamo prestare noi. Perché, se noi ci siamo, la lettura non si interrompe. Mai.
Straordinaria Alessandra. E bellissima, profumata, struggente, amata, libreria.