A ventiquattro anni la figlia dell’ambasciatore dormiva male, in quelle notti calde e senza sorprese. Si svegliava spesso, e anche quando il sonno arrivava, di rado il suo corpo era tranquillo, e continuava invece a scuotersi e agitarsi come se volesse liberarsi di tremendi e invisibili legami. Certe volte gridava in una lingua che non era la sua. Questo, nervosamente, gliel'avevano detto gli uomini.
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