La coda di quell’inverno lungo e rugginoso passò come una scopa di citiso sulle colline imbiancate di Crapiles. Un vento maligno, spettinando le chiome dei rovi, si portò via la neve che per mesi aveva lievitato come un’immensa bolla di pane crasau dentro la gola di Su Viacu Vonu.
Zosimo Crajeddu uscì dal letargo di un brutto sogno proprio quando si sentirono croccare sul ghiaccio zigrinato dello stradone le ruote del postale.