Vide una stanza quadrata che doveva essere una biblioteca. Le pareti che riusciva a vedere dal suo punto di osservazione erano tappezzate di libri dal pavimento al soffitto. C’erano volumi di tutte le dimensioni, le forme e i colori. C’erano libri lunghi e stretti che stavano rigidamente sull’attenti come granatieri. C’erano libri tozzi e grassocci, come consiglieri municipali che dovessero fare un discorso e fossero tutti pieni di imbarazzo, ma non di paura. C’erano libri mediocri che avevano l’aria indifferente di chi non viene mai guardato da nessuno, e quindi non ha ragione di essere timido. C’erano libri solenni che parevano cercare a tastoni gli occhiali; e c’erano libri importanti e malridotti, tutti sporchi perché fiutavano tabacco, e malridotti perché avevano avuto una delusione d’amore e poi non si erano più sposati. C’erano tomi arcigni e venerandi che certo si vergognavano delle loro eroine dissolute, ma non riuscivano in nessun modo a ottenere il divorzio; e c’erano volumetti smilzi e licenziosi che si appoggiavano negligentemente, o forse con studiata eleganza, ai loro vicini, mormorando con voce affettata: «Per noi tutte le eroine sono affascinanti!».