Trovo che ognuno si accosti al romanzo a seconda del proprio interesse particolare: il medico cerca una malattia, il pastore un sermone, il povero i soldi e il ricco una giustificazione; e se trova quel che vuole, o almeno quanto è in grado di riconoscere, riterrà l’opera in questione ottima.
Chi è senza speranza non solo non scrive romanzi ma, quel che più conta, non ne legge. Non ferma a lungo lo sguardo su nulla, perché gliene manca il coraggio. Il miglior modo per piombare nella disperazione è rifiutare ogni tipo di esperienza, e il romanzo è senz’altro un modo di fare esperienza.
Secondo me, il giusto modo di leggere un libro è sempre vedere cosa accade, ma in un buon romanzo accade sempre più di quanto riusciamo a cogliere sul momento, accade più di quanto salta all’occhio.