Il Non Lettore emergente è aggiornato con i tempi dell’industria, conoscitore di titoli e autori: quando entra in libreria «sa» perfettamente ciò che vuole e può comprare indifferentemente un libro rilegato o in brossura perché da questo investimento pretende assai più che l’arredamento di una parete del salotto. Egli è fortemente convinto che sia sufficiente comprare un libro, toccarlo, guardarlo, annusarlo, tenerlo in casa, per assimilare quel fluido saturo di fosforo e zolfo che va sotto il nome di cultura. Insomma questo Non Lettore aspira a essere un Quasi Intellettuale.
Un ricco mercante protagonista di una favola araba si domandava quanti cavalli avrebbe dovuto possedere per raggiungere la felicità. A uno scrittore quanti lettori occorrono per essere felice? Ho sempre pensato che in cima ai desideri di chi scrive libri di narrativa ci sono cifre che appartengono più al regno della fantasia che a quello della editoria. Anche i più modesti minimalisti, gli infimi cronisti del privato e della camera senza vista non si vietano il sogno del best-seller, sogno ovviamente condiviso dagli editori, compresi quelli che pubblicano in edizioni numerate.
Ancora oggi, dal punto di vista di chi si fa interprete della società borghese preoccupata di conservare la propria quiete, lo scrittore ideale è quello defunto. Lo scrittore defunto non disturba la società del conformismo, non discute, non dissente, non interviene. Finalmente tace. È un fantasma innocuo e silenzioso, e oltretutto non pretende diritti d’autore. Da vivo può essere ingombrante, ma come defunto è degno di considerazione e rispetto. Qualche volta di ammirazione sconsiderata.
L’avvento della cosiddetta industria culturale ha messo sul trono un nuovo committente signore e padrone: l’editore. Malato di protagonismo come i prìncipi del Rinascimento, illuminato od ottuso, scialacquatore o avaro, colto o analfabeta, l’editore in prima persona, dopo avere promosso il passaggio dall’artigianato all’industria per adeguarsi ai tempi, in qualche modo ne è rimasto vittima. La complessa macchina industriale lo ha indotto a lasciare il bastone del comando a managers computerizzati, una nuova specie di protagonisti astuti efficienti e intelligenti, ma affetti da nomadismo endemico che li induce a lavorare senza prospettiva, contro i tempi lunghi della cultura e a favore di un perverso usa-e-getta che alla fine si ritorce, oltre che sulla cultura, sulla stessa industria editoriale.