Ci è finito quasi per caso, a raccontare l’orrore dei campi di sterminio a turisti e scolaresche. In principio mantiene un approccio asetticamente tecnico: l’organizzazione maniacale dei nazisti, la logistica delle strutture, la semplice funzionalità del meccanismo. Poi, però, i ricordi dei sopravvissuti, la superficiale partecipazione dei posteri, la routine delle spiegazioni lo spingono in un gorgo cupo in cui la memoria diventa un mostro che scava voragini nel significato di tutto. Un protagonista senza nome, un romanzo che si cala in profondità, morde e disturba. Angosciante.