Un confine non è solo una linea su una mappa: per chi ci vive è una condizione dell’essere, sentirsi dentro a tutto senza appartenere a nulla. Così è per Alma, nata a Trieste da madre italiana e padre slavo, uomo misterioso e reticente che scompare spesso in quel “di là” balcanico al servizio del dittatore Tito. Non così per Vili, spedito a Trieste lontano dalla guerra ma sempre proteso verso la sua Belgrado. Due vite che si sfiorano, si feriscono, si cercano a cavallo di due mondi, riunite infine da un’eredità dolorosa e difficile da decriptare, come un rompicapo da risolvere al buio. Un romanzo sul ritorno, sui silenzi, sul non detto che si fa pietra, scritto in modo incalzante con continui avvolgimenti di tempo e di luoghi. Affascinante.